Giorni addietro ho rilasciato un mio commento a contattonews.it nel merito dello stato dell’arte della vicenda esodati e gli emendamenti che, nel fare espressamente ricorso al Fondo (FSOF) in ottica di far approvare una ulteriore salvaguardia, punterebbero al riutilizzo, in Legge di Stabilità, di quanto residua della ottava salvaguardia che in tal fondo è confluito come prevedono le more della legge 232 del 11 dicembre 2016, Art. 1, comma 221.
Ho avuto modo di cogliere nell’ambiente degli esodati un certo malumore per alcune mie presunte affermazioni che, in tutta sincerità, mi lascia alquanto allibito. In quell’articolo non ho espresso alcun giudizio o pensiero personale, se non per constatare che, con 8.5 Mln di copertura all’anno da qui al 2030, sarebbe improbabile riuscire a salvaguardare una platea di esodati i cui requisiti, per la maggior parte dei circa 6.000 stimati, verrebbero raggiunti entro il prossimo triennio.
A prescindere che l’articolo in questione è comparso sul sito di un giornale, a firma di una giornalista e non su questo blog, ragione per la quale eventuali contestazioni andrebbero rivolte in primis al giornale e non a me: o siamo tutti d’accordo, come da mesi vanno affermando tutti i comitati, nessuno escluso, che gli esodati sono circa 6.000 e che, tra questi, gli ex postali assommano a non più di 150 soggetti, oppure cosa si è andato a dire fino ad oggi? E dire che basterebbe leggere uno dei tanti articoli e resoconti del passato o anche di questi ultimi giorni per rendersene conto. Se qualcuno è in possesso di altre risultanze, le condivida e rivediamo insieme la situazione alla luce delle sue nuove rivelazioni. Fino a quel momento, non c’è ragione per smentire perché nulla ho da smentire.
Più specificamente e alquanto incomprensibilmente, pare che mi si contesti addirittura il fatto di aver riportato in estrema sintesi – manco fosse pensiero mio – il testo di un emendamento. Sbaglio o gli atti delle camere sono pubblici? Cosa si contesta dunque? Dovrei forse arguire che, per qualche parte, si vorrebbe limitare la libertà di espressione mia o di un giornale? Pur volendo sorvolare su questo piccolo dettaglio, per mia sfortuna o fortuna non saprei, l’emendamento incriminato non è opera mia, bensì dei Senn. (sta per il plurale di Senatore) Comaroli e Divina. Per ulteriore chiarezza, a fondo replica pubblico il testo integrale dell’emendamento in questione.
Cosa mai dovrei rettificare non so. Nel caso, suggerirei di parlarne con i senatori che hanno presentato l’emendamento; forse loro sarebbero certamente più idonei di me a soddisfare certe singolari esigenze o potrebbero ritirare del tutto l’emendamento se questo non rispondesse alle aspettative di chi lo ha sollecitato.
Non sono io ad aver affermato che si voglia o si debba salvaguardare soltanto i 150 ex lavoratori postali. Lo chiedono i Senn. Comaroli e Divina. Io, come è doveroso e legittimo fare, ho solo fatto della onesta cronaca. Una cronaca che sarebbe stata assai meno etica se, per compiacere o evitare di urtare la sensibilità di qualche lettore frettoloso dimentico di verificare le fonti di ciò che legge, avessi finto di non aver visto e letto quello che è sotto gli occhi di tutti. A qualcuno potrà forse apparire demodé o di poco conto ma al buon nome della mia onestà intellettuale non intendo rinunciare, come non intendo rinunciare alla mia libertà di espressione.
Prevedendo che qualcuno potrebbe aversela anche per le frasi da me raccolte, pronunciate da altri , – per rispetto della loro riservatezza non mi ritengo autorizzato a rivelarne i nomi sebbene siano facilmente reperibili sui forum – faccio notare che anche in questo caso non si tratta di mie affermazioni bensì di pensieri altrui. Io mi sono limitato a riportarli nelle loro parti essenziali e senza alterarne il senso. Questo lo si evince senza dubbio alcuno, tanto dal senso del passaggio che tali commenti introduce, quanto dalla consueta forma tipografica universalmente adottata per indicare una citazione. Forma che l’intervistatrice, a sua volta, ha correttamente rispettato nell’articolo pubblicato online, avendo essa cambiato opportunamente lo stile di carattere e racchiuso l’intero commento tra i consueti caratteri cosiddetti “caporali” (« e » per intenderci).
Anche in questo caso, cosa dovrei modificare per compiacere i più distratti? Dovrei mettere in bocca ad altri parole che non hanno pronunciato? Dovrei far dire a costoro cose che non pensano e men che meno hanno mai pronunciato? Secondo alcuni, questa sarebbe una maniera etica di presentarsi ai lettori? Forse comoda, non lo nego, ma allora lo si proponga almeno senza arroganza; tanto in simili circostanze mi negherei in ogni caso.
Spero con questo di aver fatto chiarezza nella mente di tutti. Soprattutto spero che non si continui a vedere nemici ad ogni angolo dietro al quale in realtà non c’è nessuno. Se non altro, le sentinelle di Dino Buzzati avevano il pregio di attenderlo il nemico; qui invece sembra che, se non c’è, lo si voglia creare ad ogni costo dal nulla.
Detto questo e nella speranza che questo chiarimento possa servire a sedare sul nascere questa immotivata polemica, ritengo che certi emendamenti meriterebbero di venire stigmatizzati dai comitati con tutta la determinazione necessaria; da tutti e non da uno soltanto. In tal modo penso di interpretare il pensiero di tutti gli esodati fermi nel sostenere che la salvaguardia, come contrariamente chiede quell’emendamento, non può riguardare una sola categoria ma deve andare a beneficio di tutte, ex postali compresi. Affinché si possa realizzare questo occorre però che le risorse vengano distribuite, anno per anno, con la necessaria consapevolezza delle reali esigenze. Vigilare che così avvenga credo sia interesse di tutti e non solo del Comitato “Licenziati o Cessati Senza Tutele”. Di cosa possa avvenire delle risorse mal distribuite ne abbiamo già una cocente esperienza con il fu “Fondo Esodati” le cui risorse non utilizzate, anno per anno, si sono involate ad una miriade di altri impieghi. Chi deve ancora attendere 12 anni la sua decorrenza, a mio avviso, farebbe bene a prestare molta attenzione a questo poco considerato particolare. Cerchiamo piuttosto di dialogare e collaborare per la salvezza di tutti e lasciamo le liti a chi ha tempo da perdere in recriminazioni vane e perciò insostenibili.
Commenti
4 risposte a “Tanto per essere chiari…”
Per le persone licenziate nel 2013? ad oggi hanno terminato la mobilità, hanno 61 anni e devono pagare i contributi volontari per altri due anni al fini di ottenere la pensione anticipata. Non ci sono altre vie di uscita. Non possono fare l’APE perché troppo giovani. Grazie
Purtroppo chi ha lasciato il lavoro dopo la contro riforma del 2011, se non è in possesso di un accordo di esodo o di documentazione attestante una diretta relazione tra l’esodo e lo stato di crisi aziendale, in ogni caso antecedenti la contro riforma del 2011, non rientra nella casistica degli esodati e non può quindi beneficiare di un provvedimento di salvaguardia. Da quel poco che riferisce, si può comunque arguire che attualmente lei si trovi in stato di disoccupazione. Le alternative sono solo due:
1) fare eventuale domanda di versamenti volontari, qualora non fossero sufficienti, per raggiungere la contribuzione necessaria al pensionamento anticipato ma consideri che deve attendere anche di aver compiuto i 64 anni di età anagrafica.
2) valutare se può rientrare nell’APE come disoccupato di lungo corso, tenendo conto che le servono almeno 63 anni di età anagrafica e 30 di contributi. Inoltre, consideri che, allo stato attuale, i fondi messi a disposizione sono piuttosto esigui.
Entro fine anno vedremo se la legge finanziaria per il 2018 porterà qualche novità in materia ma il fatto che già al Senato siano stati bocciati tutti gli emendamenti e sia stata posta la fiducia non lascia sperare in novità sostanziali.
Se mi è consentito, suggerirei di aggregarsi a qualche comitato che si batte per l’estensione dell’ APE, dove potrà meglio seguire l’evolversi della situazione e confrontarsi con persone che hanno il suo stesso problema. Gli esodati hanno un problema diverso: loro i contributi e l’età anagrafica, al momento in cui hanno firmato le dimissioni, li avevano tutti. La contro riforma gli ha perciò negato un diritto ormai quesito. Gli esodati non chiedono il riconoscimento di un diritto, come sarebbe assolutamente doveroso nel caso suo; gli esodati ne chiedono la restituzione.
Il commento rilasciato dal Signor Metassi a contattonews.it e il successivo chiarimento mi spinge ad alcune riflessioni.
Concordo sulla opportunità di rivolgere eventuali contestazioni al giornalista che per deontologia professionale, prima di pubblicare l’articolo, avrebbe dovuto verificare l’ esaustività di quanto dichiarato per poter fornire un’informazione aderente alla realtà. Il richiamo al solo testo di un emendamento riservato alla categoria degli ex postali e l’omesso contenuto della maggior parte di emendamenti riservati invece alla totalità degli esclusi parrebbero orientati più che all’affermazione di un principio di uguaglianza alla volontà di orientare la volontà politica al ritiro dell’emendamento “incriminato”. La dichiarata disuguaglianza, posta in questi termini, lascia intatte le conseguenze di un passato che ha dato luogo ad una “falla sociale”. Ritengo che di fronte ad un dramma sociale quale è la questione degli esodati, sia necessario ponderare bene i commenti e soprattutto trovare un punto di incontro tra la libertà di manifestazione del proprio pensiero senza vincoli e la conoscenza reale e successiva pubblicazione del fenomeno che si interpreta. E’ mio dovere informare che agli atti del MdL è presente una tabella, predisposta dall’INPS, denominata “situazione salvaguardia” che riporta nello specifico un definito numero di soggetti postali da salvaguardare e le loro decorrenze ( riportate nell’emendamento in parola). Ritengo irrilevante in questa sede tralasciare la tipologia degli accordi della categoria postale con lo Stato (Poste partecipata al 65% dal MdT e al 35% dalla Cassa depositi e prestiti) Una platea di persone a tutti gli effetti con lo” status di esodato”che nei prossimi anni sarà costretto a confrontarsi con gli effetti prodotti dalla riforma pensionistica del Governo Monti come paventato nel passato dagli esodati già tutelati. Per tale motivo esprimo forte preoccupazione nel sentir parlare di regime transitorio in linea con lo storico legislativo europeo, ipotizzando una estensione della salvaguardia fino al 2021. Non si può porre una limitazione agli interventi della salvaguardia dei “veri esodati” ipotizzando un regime transitorio a distanza di sei anni e applicando una durata fuori da ogni principio di giustizia ed equità. Unico dovere del legislatore è continuare a prevedere esenzioni applicate a fattispecie omogenee.
Cari Luigi, …. condivido parola per parola …!!