Susanna Camusso

Salvaguardare tutti i 49.500 esodati con la VII salvaguardia

Susanna Camusso

La rivendicazione delle somme scorrettamente incamerate nella contabilità generale dello Stato è un atto dovuto, a prescindere dalla paternità degli errori compiuti. Errori che le dichiarazioni di Padoan farebbero risalire ad una originaria ed errata attribuzione delle relative somme nel bilancio annuale dell’Istituto previdenziale che, a quanto pare, le avrebbe inglobate quali ordinari risparmi di gestione e non, come avrebbe dovuto, come avanzi da accantonare in conto ad un preciso impiego pluriennale, come stabilito dalla legge 228 del 2012. Certo viene difficile immaginare che i vertici INPS, ultimamente anche molto assidui nel rendersi propositivi in materia di riforme pensionistiche (o non sarebbe più appropriato parlare di contro-riforme?), non fossero al corrente della legge che istituisce l’apposito fondo riservato alle salvaguardie degli esodati; sta di fatto che la Ragioneria dello Stato, coma da prassi, ha incamerato il tutto nella contabilità generale ed ora pare necessiti addirittura un decreto per far tornare i soldi al loro posto. Strana prassi quella dove, a fronte di un palese errore, se non proprio arbitrio, acclarato e da tutti riconosciuto come tale, si debba passare per un decreto onde ristabilire il rispetto della legge vigente. Semmai la Commissione Lavoro si dovrebbe innanzitutto appellare alla Corte Costituzionale per riaffermare il primato della Legge. Questo argomento è stato per altro ben argomentato in numerosi altri articoli, tra i quali l’ottimo articolo di Salvatore Carpentieri, comparso sul quotidiano online Moderati e Riformisti di Centro Sinistra il 13 settembre u.s.

Chiarito che condivido pienamente l’iniziativa di presidiare il MEF a difesa del fondo esodati, lanciata dai tre sindacati per la giornata del 15 settembre, credo che sui contenuti, sugli slogan, che riguardano il fondo esodati, si debba però fare estrema chiarezza. Per questo, è necessario ricondursi alla logica della Legge 228/2012, Art.1, comma 335 che appunto ha istituito detto fondo.

« …Qualora in sede di monitoraggio dell’attuazione dei decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali …. [Omissis] … vengano accertate a consuntivo eventuali economie aventi carattere pluriennale rispetto agli oneri programmati a legislazione vigente per l’attuazione dei predetti decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali …..[omissis] …, tali economie sono destinate ad alimentare il fondo di cui al primo periodo del presente comma… »

«Qualora in sede di monitoraggio…. vengano accertate a consuntivo….»

Il testo di legge indica chiaramente che le economie destinate ad alimentare il fondo hanno carattere pluriennale e lo strumento deputato alla loro quantificazione è il monitoraggio sulla progressiva attuazione dei decreti di salvaguardia, condotto da INPS. Orbene: per tutte le precedenti salvaguardie e al netto della sola categoria dei mobilitati con accordi governativi, i monitoraggi si sono conclusi essendo scaduto il termine di presentazione delle relative istanze. D’altro canto, è sulla base di questo dato di fatto che sono stati utilizzati i risparmi ottenuti dalle precedenti salvaguardie per licenziare la VI. In quell’occasione la copertura economica fu giustamente valutata sulla base dei report definitivi forniti da INPS, a riprova ora della fondatezza delle presenti interpretazioni.

Tenendo conto del dovuto accantonamento per la futura salvaguardia dei mobilitati con accordi governativi, il Ministero è stato quindi perfettamente in grado di determinare le risorse presenti (1,4 miliardi) e a quanto ammonteranno da qui a tutto il 2018 (3,3 miliardi) stanti i report, definitivi per tutte le restanti categorie di esodati, certificati da INPS. La Legge parla di consuntivo del monitoraggio e non di consuntivo di bilancio.

La distinzione è importante, perché questo significa che è ora dovere della Commissione Lavoro licenziare un Testo Unico di PdL, onnicomprensivo di tutte le 49.500 rimanenze quantificate da INPS da qui al tutto il 2018, non limitando il provvedimento ai soli 21.000 casi con decorrenza 2016, come le anticipazioni stanno purtroppo indicando. I risparmi conseguiti e quelli conseguibili fino a tutto il 2018 non sono frutto di astruse proiezioni e non sono frutto di mere ipotesi; sono il frutto di stanziamenti, prediposti negli anni precedenti, a copertura di un monte di salvaguardie dimostratosi sovrastimato. Stiamo quindi parlando di risparmi reali e tangibili, anche per il triennio a venire.

Da parte della Commissione Lavoro sarebbe quindi stato privo di senso fermare l’approvazione del TU a motivo del mancato conferimento al fondo di 500Milioni di euro da parte della Ragioneria dello Stato. Il fatto non è ostativo, in quanto la somma è di proprietà del fondo per Legge e nel fondo dovrà comunque essere reintegrata. In ogni caso, visti i risparmi conseguiti e attesi con certezza, da qui al 2018, e vista la parallela dinamicità nel tempo, tanto delle salvaguardie quanto dei risparmi, resterebbe comunque tutto il tempo a dirimere, secondo Legge, questa assurda diatriba tra RDS e Resto del Mondo che, in realtà, coinvolge una quota non particolarmente significativa dell’intero fondo.

E’ perciò altrettanto privo di senso, e sostanzialmente deviante, sostenere che oggi si manifesti per la restituzione di 500Milioni. Non v’è dubbio che i 500Milioni vadano prontamente riassegnati al legittimo fondo, ma oggi mi attendo che il sindacato, nel scendere in piazza a fianco degli esodati, si batta per il pieno utilizzo dei fondi in occasione di questa salvaguardia, a beneficio di tutti i 49.500 esodati certificati. Da qui al 2018, con un esercizio onesto e volenteroso della cosa pubblica, ci sarà tutto il tempo per riconsegnare il mezzo milione al fondo esodati.

Sarebbe invece un grave errore, se non addirittura un inganno, non rispondere con la massima franchezza e fermezza alle inverosimili parole di Padoan, pronunciate a manifestazione in corso: «Il governo sta attualmente valutando una soluzione per gli esodati» (Reuters 15 Set – Roma)

Non c’è nulla da valutare e il “lavoro” necessario non dovrà certamente essere rubricato tra quelli usuranti; c’è solo da mettere i soldi dove devono stare e lavorare alla salvaguardia di tutti i 49.500 anziché quella dei soli 21.000 del 2016. Le coperture ci sono e vanno usate tutte e subito per gli esodati; il resto sarebbero soltanto chiacchiere.

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