Le sconcertanti affermazioni del Sen. Ichino della scorsa settimana hanno destato notevoli reazioni da esodati di tutte le categorie e dai comitati che li rappresentano. Non poteva essere diversamente dal momento che si è dato per scontato che i contributori volontari in accompagnamento alla pensione non apparterrebbero al novero degli esodati per definizione ma non vi apparterrebbero nemmeno la gran parte dei cessati e – questo sarebbe il palese obiettivo del Sen. Ichino – da qui la dimostrazione che la questione esodati non esiste più; tutti salvi gli esodati.
Certo: se da 390.000 soggetti eliminiamo 180.000 cessati e 133.000 contributori volontari, è ovvio che da salvaguardare non resta quasi più nessuno. Resta da vedere se per risolvere l’equazione sia lecito cancellare gli addendi ad arbitrium, fino ad ottenere il risultato voluto; soprattutto resta da vedere se gli “addendi” siano disposti a lasciarsi cancellare arbitrariamente dall’equazione. Sulla questione ho comunque risposto nei giorni scorsi ricordando al Sen. Ichino che già esistono sentenze costituzionali in materia e che, da una rapida lettura, non sembrano essere del suo stesso avviso. Nel merito restiamo in attesa delle controdeduzioni del Senatore.
Oggi desidero riportare la email ricevuta da Evelina Rossetto. Non è la sola email di protesta pervenuta ma è sicuramente quella dalla quale traspare forse meglio tutta la rabbia e l’indignazione per le affermazioni palesemente strumentali ad una strategia che mira semplicemente a disconoscere un dramma sociale, che giustizia ed equità chiedono sia sanato dallo stato riconoscendo il diritto alla pensione nei tempi e nella misura che la stessa Consulta gli riconosce attraverso le sue sentenze.
Il caldo sta ispirando molto il sen. Ichino che forse si sta annoiando in spiaggia o sullo yacht. Si sarà dimenticato di comperare la settimana enigmistica. Sul suo sito si leggono queste due risposte, date con tempi successivi:
- “Nessuno ha mai chiarito in modo preciso quale fosse la definizione di “esodato” alla quale quella stima dell’INPS era riferita, né su quali basi si fondasse la stima medesima. La cosa curiosa – e molto significativa – è che neppure la “Rete degli Esodati” chiarisce il significato che questo termine assume secondo il suo statuto. Restiamo in attesa di qualche informazione al riguardo. (p.i.)”
- Lasciamo da parte i 133.000 “contributori volontari”, i quali per definizione non possono essere inclusi nel novero degli “esodati”; e concentriamo l’attenzione sui 180.000 che restano. Un conto è considerarli “cessati”, cioè persone il cui rapporto di lavoro si è sciolto; altro conto è considerarli “esodati”, cioè persone il cui rapporto di lavoro si è sciolto sulla base di un accordo di incentivazione all’esodo precedente alla riforma, con data di pensionamento successiva. “Salvaguardare” coloro che si sono trovati in quest’ultima situazione (nel senso di garantire loro la possibilità di pensionamento secondo la vecchia disciplina) è giusto, ed è stato fatto con i primi tre interventi, del 2011 e 2012. Inoltre sono stati salvaguardati tutti i licenziati del periodo della crisi 2007-2011 con prospettiva di pensionamento entro il 2014. Sostenere che devono essere prepensionati tutti gli altri “cessati” – che non sono “esodati” – significa sostenere che la riforma del 2011 deve essere abrogata. (p.i.)”
Alla prima Luigi ha replicato dettagliatamente, ma la stoccata di Ichino era rivolta specificatamente alla Rete e secondo me la replica come Rete è molto facile su questo punto, ovvero basta affermare che non corrisponde al vero il fatto che la Rete non chiarisca il significato che per lei assume il termine “esodato”, in quanto la Rete definisce da sempre e in maniera chiara e senza alcuna ambiguità chi siano gli “esodati” attraverso i due famosi principi del dossier. Tutti coloro che rispondono a quei due requisiti sono considerati “esodati” dalla Rete dei comitati.
Per quanto riguarda la sua seconda risposta, decisamente più perniciosa, è necessaria la replica. [n.d.r. – la replica è su questo blog] Mi sembra che sia legittimo domandare al sen. di chiarire chi siano per lui “tutti gli altri cessati”, o meglio se così ingenuamente pensa che la crisi sia iniziata precisamente allo scoccare della mezzanotte del 1 gennaio del 2007 e se pensa che per la crisi abbiano perso il lavoro solo quelli delle annate del ’52 e del ’53. L’eventuale fallimento dell’azienda o licenziamento da piccola azienda ha colpito anche nati del ’54, del ’55 e negli ambiti industriali più piccoli di certo la debolezza del mercato si è iniziata a sentire ben prima del 2007.
Per quanto riguarda invece il discorso sugli autorizzati ai contributi volontari, credo che sia lecito far osservare al sen. che non ha ben studiato la riforma Fornero, visto che la stessa li annovera tra le categorie legittimate ad essere derogate e questo proprio in virtù dei precedenti di tutte le altre riforme ( con la sola eccezione nel 2010 con l’introduzione della finestra per mano di Sacconi) e in virtù dell’istituo che concede tale autorizzazione, ossia l’Inps, sul quale non credo che possano sorgere dubbi che si tratti di un ente statale. Credo che lo stesso sen. possa trovare difficile negare il fatto che l’Inps sia statale.
Successivamente secondo me serve anche spiegare al sen. la complessità della categoria degli autorizzati ai contributi volontari:
una categoria più che mai eterogenea composta sì da ex-lavoratori, ma i quali non sono accomunati tra loro per la modalità di uscita dal mondo lavorativo ( come invece si ha nel caso della categoria dei mobilitati e degli esodati in senso letterale), ma piuttosto dal modo adoperato per raggiungere il requisito contributivo in vigore, richiesto dalle norme, al momento in cui l’autorizzazione è stata concessa dall’Inps ( e per ottenere l’autorizzazione si deve presentare domanda e avere dei requisiti, quindi l’Inps vaglia la richiesta, ossia non è data in automatico ) . Questo fa sì che la categoria sia un amalgama di situazioni diverse, comprendendo casi di mobilitati per i quali la contribuzione figurativa della mobilità non porta al raggiungimento del requisito contributivo, casi di esodati in senso letterale per i quali a volte una parte dell’incentivo è proprio previsto per pagare gli anni mancanti di contribuzione, casi di dimissionari, perlopiù donne, e per esempio quindicenni, che hanno lasciato il proprio lavoro per reali e serie problematiche familiari, ma che hanno fatto il sacrificio di pagare gli anni mancanti al raggiungimento della soglia minima per la pensione di vecchiaia, e infine casi di cessati unilaterali, di licenziati, in un certo senso i contributori “puri”, i quali si sono trovati espulsi dal mondo lavorativo senza alcun “margine decisionale”, e in quanto privi del requisito contributivo necessario si sono trovati costretti, obbligati a imboccare la via dei versamenti volontari per raggiungere perlopiù il requisito contributivo necessario per il diritto alla pensione di anzianità, visto il suo requisito anagrafico inferiore rispetto a quello richiesto per la pensione di vecchiaia, consentendo pertanto un’attesa più breve per andare in pensione.
In sintesi, la categoria dei contributori volontari è composta più che mai da tutte le fattispecie di cosiddetti esodati, è una macro-categoria, pertanto se i suoi costituenti sono legittimati ad essere derogati, ne deriva che racchiundendoli lo sia altrettanto lei!
Io non so come si faccia a replicare al senatore sul suo sito.
Le mie sono semplici osservazioni ma se qualcuno le ritiene valide ma soprattutto corrette e volesse adoperarle, per me non c’è alcun problema.
Evelina
Errata Corrige: a causa di una banale lapsus, in un primo tempo ho associato la persona di Evelina Rossetto al Comitato “I Quindicenni” del quale però non fa più parte da qualche tempo. Chiedo scusa al Comitato in questione; il testo è già stato corretto.