il quarto stato (dipinto)

Un tempo furono le fedi nuziali, oggi sono i figli

Se non subentreranno emendamenti durante il dibattito in Parlamento sulla Legge di bilancio 2023, la formula di Opzione Donna pare destinata a radicali modifiche delle quali non vedrei ragioni per andarne fieri.

Prima o poi lo stato, trovandosi con le pezze al deretano, finisce sempre per chiedere un “tributo” di sacrificio alle donne. Un tempo, oggetto del tributo furono le fedi nuziali; oggi la posta pare sia diventata la donna stessa in quanto generatrice di vita.

Sei stata una madre prolifica? E allora, io stato, ti concedo, ancora per un anno, di beneficiare del pensionamento alle stesse condizioni di prima. Non lo sei stata o non lo sei stata abbastanza? E allora, io stato, ti punisco obbligandoti a lavorare qualche anno in più se vuoi ottenere pari trattamento a chi invece, a suo tempo, si rivelò buona procreatrice. (manco si stesse al foro boario a parlare di manze).

Questo è ciò che, prescindendo dalle parole di circostanza, questo governo delle destre, in meri soldoni, sta dimostrando di pensare nei confronti delle donne.

Ma l’assurdo di questa follia concettuale è che si parla di donne sulla soglia della pensione, i cui figli hanno ormai raggiunto quantomeno la mezza età, sono adulti e indipendenti, molto probabilmente genitori a loro volta e qualcuno magari anche già nonno. Il discrimine quindi viene posto retroattivamente, non solo sulle libere scelte di vita ma anche sulle vicissitudini, talvolta sui drammi, del vissuto delle persone.

A parte il fatto che nessuna donna deve essere giudicata per le sue scelte in fatto di maternità e tanto meno lo può essere in retrospettiva, di quelle che, nonostante il desiderio, non hanno potuto essere madri per una infinità di ragioni, ne vogliamo tener conto? Dietro a certe rinunce sovente ci sono storie di sofferenze e di fatiche che meriterebbero ben altra considerazione piuttosto che lo spregio che sprigionano simili “virtuosismi” normativi.

Prescindendo dalle considerazioni di carattere etico, mi preme però sottolineare quelle di ordine costituzionale, riconducibili al dettato del primo comma dell’ art. 3 della Costituzione italiana, che qui ripropongo (fosse mai che ce ne fossimo scordati):

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Può sembrare stucchevole e lezioso dover ribadire i semplici principi sui quali fonda la nostra Costituzione ma, quando il Ministro delle finanze, in persona e sul sito istituzionale, se ne esce con affermazioni che sembrano voler varcare il confine del surreale asserendo che:

“Opzione Donna, si ricorda, è riservata a particolari categorie: caregiver, lavori gravosi disabili.”

si comprende che forse siamo all’inizio e non alla fine della notte eduardiana. Lapsus? Errore di comunicazione? Carenza di conoscenza? Strategia mirata? Quale che sia la ragione ultima, preoccuparsi diventa legittimo perché il timore che si stia giocando sulla pelle delle persone si fa insistente.

Di scelte rozze e impopolari, delle quali dover semplicemente fare ammenda, ne son piene le Gazzette ma questa merita una menzione particolare perché, nel probabile intento di redistribuire fondi a favore di altri provvedimenti, idealmente forse più promettenti dal punto di vista del consenso, si affossa Opzione Donna con decisioni impopolari, discutibili costituzionalmente e offensivi della condizione e della vita stessa delle donne. Si sapeva benissimo da tempo che, almeno per quest’anno, non si sarebbe andati oltre ad un semplice rinnovo annuale della misura (l’ennesimo) ma diversificare i requisiti anagrafici in misura inversamente proporzionale al numero di figli generato, all’atto pratico e ferme restando le considerazioni di cui sopra, significa congelare di fatto la norma per almeno un anno. Forse si è sentita l’esigenza di dirottare i fondi ad altri scopi?

Non è difficile immaginare come certi paladini di noti slogan riformisti bramino ora di poter sventolare il loro (pseudo) trofeo per rabbonire e pacificare il loro elettorato ma far pagare alle donne il conto di strategie populiste, fiorite all’ombra dei mojito, è politicamente miope: l’altra metà del cielo è numericamente sovrastante e ne è sempre più consapevole.

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