L’ultimo report INPS relativo alla ottava salvaguardia ha documentato risparmi consistenti: su oltre 30.000 salvaguardie disposte con la precedente Legge di stabilità, ne sono state riconosciute circa la metà; di conseguenza, i fondi residui ammontano a più di un miliardo. È perfino superfluo rimarcare che, non appena resi pubblici i dati, si sia scatenata una bagarre di pretendenti a detto fondo residuo. Un insolito fiorire di interrogazioni, seppur legittime e condivise nel principio, sembrano scordare o porre in ultimo ordine le istanze degli esodati. Nulla di nuovo sotto il Sole: l’animo umano è quello che è e comunque gli esodati non sono l’unica realtà sofferta di questa tragedia iper-liberista che sta travolgendo l’Italia e l’Europa intera. Non si mette qui in discussione la buona fede e l’operato dei proponenti le interrogazioni ma onestà intellettuale vuole che si provveda innanzitutto, e non in subordine, a chi tale fondo, improvvidamente ritirato anzitempo, era destinato. In questo senso si è battuto strenuamente il «Comitato Licenziati o Cessati Senza Tutele», unitamente a questo blog, con lettere al Presidente della Repubblica, interrogazioni e interpellanze. Un grazie all’on. Maestri che, contrariamente al muro di gomma innalzato nei confronti degli esodati in concomitanza allo scioglimento della «Rete dei Comitati», ha sempre recepito le istanze di chi, ormai da quasi sei anni, convive con lo spettro della miseria più assoluta ma non si rassegna a diventarne il simbolo imperituro.
Di seguito il testo dell’interpellanza che verrà discussa quasi sicuramente entro la prima decade di ottobre:
Atto Camera
Interpellanza urgente 2-01953
presentato da
MAESTRI Andrea
testo di
Giovedì 28 settembre 2017, seduta n. 860
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
ritenendo esaustivo l’impegno assunto a partire dal 2012 nei confronti degli «esodati», con la legge di bilancio 2017 il Governo ha stabilito che l’«ottava salvaguardia» dovesse essere l’ultima prevista, tanto da proporre l’abolizione del fondo relativo;
dagli ultimi ultimi dati forniti dall’Inps dell’11 settembre 2017, risulterebbero però che, su un limite massimo di 30.700 soggetti salvaguardabili previsto dalla legge n. 232 del 2016, siano state finora accolte soltanto 13.355;
in particolare, le domande accolte, relative alle categorie di lavoratori cessati entro il 30 giugno 2012, quelli cessati dopo il 30 giugno 2012 e quelli cessati unilateralmente, sarebbero soltanto 3.021, su una disponibilità di 7.800 e un totale di 8.242 richieste. Rimarrebbero quindi senza salvaguardia circa 5.000/6.000 lavoratori: numero che potrebbe marginalmente aumentare considerando gli esclusi dalla salvaguardia per aver presentato domanda oltre il termine del 2 marzo 2017. Ipotesi quantitativa che trova riscontro sostanziale anche nella risposta del Governo alla recente interrogazione n. 5-11470 che, solo nel ristretto ambito delle domande respinte per vizio dei termini di decorrenza nel contesto dell’«ottava salvaguardia», documenta una platea di oltre 3.400 soggetti esclusi;
assunto che il diritto non si concretizza con la presentazione di un’istanza, tanto più se estemporanea in quanto carente dei necessari requisiti, ma è dal sussistere di questi ultimi che esso si concretizza prescindendo pertanto dal fatto che, in precedenza, tali lavoratori abbiano presentato o meno istanza di salvaguardia, è del tutto evidente che, per questi lavoratori, lesi dal disconoscimento unilaterale di un patto con lo Stato, non poter più sperare in un ulteriore provvedimento in loro aiuto significa continuare a sopravvivere senza alcun sostegno economico, oltre che essere vittime di una evidente violazione del principio di eguaglianza i cittadini di fronte alla legge. Infatti, come anche rimarcato dal Comitato esodati «Licenziati o cessati senza tutele», nella lettera inviata al Presidente della Repubblica nel mese di gennaio 2017, con il provvedimento dell’ottava salvaguardia, mentre per alcune tipologie di ex lavoratori, si prevede «il perfezionamento dei requisiti entro 36 mesi dal termine mobilità, estendendone di fatto la tutela fino al 6 gennaio 2021, per altre tipologie vincolate al regime delle decorrenze per un periodo di soli 24 o 12 mesi, la tutela si limita per alcuni al 6 gennaio 2019, mentre per altri non va oltre il 6 gennaio 2018. In sostanza, una discriminazione nel diritto che, nei casi limite, tra due ex lavoratori appartenenti a differenti tipologie, ancorché caratterizzati da una perfetta identità di requisiti, arriva a superare i 5 anni»;
un ulteriore provvedimento, utilizzando i cospicui risparmi che si vanno concretizzando con l’«ottava salvaguardia» a beneficio di queste categorie di lavoratori, si profilerebbe quindi una soluzione per restituire loro giustizia, equità e dignità, così come preteso a chiare lettere nella Costituzione –:
se il Governo sia a conoscenza dei dati aggiornati forniti dall’Inps e di quelli relativi al numero di domande di accesso all’«ottava salvaguardia» arrivate oltre il termine del 2 marzo 2017;
se non ritenga opportuno assumere iniziative, accantonando per equità il regime delle decorrenze, per estendere la tutela a tutti i lavoratori esodati con requisiti entro il 6 gennaio 2021 e prevedere nel disegno di legge di bilancio un’ulteriore «salvaguardia», utilizzando i risparmi ottenuti dall’ottava, affinché possano beneficiarne tutti gli aventi diritto.
(2-01953) «Andrea Maestri, Marcon, Airaudo, Civati, Brignone, Pastorino».
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