Nell’odierno articolo, comparso su La Stampa a firma Paolo Baroni, l’on. Cesare Damiano ci informa che, per salvare tutti gli esodati (49.500 da qui a tutto il 2018) mancano, ad oggi, circa 1,7 miliardi. Non è certo una novità se, come fa l’on. Damiano, ci si limita a considerare i 1400 mln di risparmi attualmente presenti nel fondo esodati. Il problema è che nella audizione del 24 settembre scorso, il min. Padoan, parlando a nome del Governo, ha chiaramente affermato che dovranno essere messe a disposizione tutte le risorse, presenti e future, che verranno accertate dalla Ragioneria. Tradotto in soldi, significa che dovranno essere utilizzati anche i circa 1900 mln dei quali vi è già certezza che verranno risparmiati nel triennio 2016/2018. Certezza che deriva dal fatto che i termini per la presentazione delle istanze inerenti le precedenti salvaguardie sono da tempo scaduti ed è perfettamente nelle facoltà del Ministero stabilire, fin da ora, i futuri saldi minimi da qui al 2018.
Pur considerando la totale assegnazione delle restanti salvaguardie a seguito mobilità della IV e VI salvaguardia (sono gli unici casi esentati dal presentare istanza), il saldo finale del fondo esodati, a tutto il 2018, porterà un risparmio complessivo non inferiore a 3,3 mld. Questo saldo corrisponde quasi esattamente al costo del salvataggio di tutti i 49.500 esodati individuati dall’INPS a seguito dell’interrogazione della on. Gnecchi e copre esattamente l’ammanco che oggi lamenta l’on. Damiano. Perché una cosa è certa: se a salvaguardare i decorrenti del 2016 sono sufficienti i 1400 mln dei quali dispone oggi il fondo, le salvaguardie successive, che andrebbero in conto spesa anno per anno, dovranno essere coperte, a costo zero per il bilancio dello stato, dai risparmi già certi che confluiranno anch’essi anno per anno nel fondo. Detto più semplicemente: ogni anno, tanto entra e tanto esce.
Non si comprende quindi minimamente l’allarme che pare voglia lanciare l’on. Damiano da quell’articolo di giornale. E’ un totale non sense. La semplice logica ci dice che non ha senso lamentare oggi la mancanza di qualcosa che è previsto debba arrivare nei prossimi anni. Tanto più ci troviamo nell’irrazionale se, oltre che alla logica, guardiamo alla sostanza.
La Legge 228, Art. 1 comma 235 del 2012 ha destinato tutta la consistenza presente e futura del fondo alla concessione delle salvaguardie. Per altro verso, l’INPS ha certificato che, fino a tutto il 2018, restano 49.500 esodati non salvaguardati. Ciò significa che il fondo dovrà essere utilizzato innanzitutto per salvaguardare questa platea rimasta priva di reddito. Se, come ha chiaramente espresso a nome del Governo il min. Padoan, la VII salvaguardia sarà anche l’ultima, ciò significa che questo fondo, fino alla concorrenza di tutta la giacenza comprensiva di tutti i risparmi passati, presenti e futuri, dovrà essere utilizzato innanzitutto alla salvaguardia di questo contingente. La rimanenza, se ve ne sarà, potrà essere successivamente destinata ad altro impiego.
Dal moimento che gli esodati che maturano la decorrenza nel 2016 sono 21.000, sarebbe un contro senso parlare di un provvedimento che abbracciasse un solo anno, quando questa decisione ne condannerebbe all’esclusione altri 28.500 che hanno decorrenza nel 2017 e 2018. Sarebbe addirittura contro Legge perché, non prevedendosi altre salvaguardie, ci troveremmo con un fondo che continua ad incamerare risparmi e 28.500 esodati esclusi da qualsiasi salvaguardia. Esattamente l’opposto di quanto la Legge 228/2012 si promette di prevenire.
Nel biennio 2017/2018 si prevedono 1,9 mld di risparmi (fonte report INPS). Se non ci saranno più salvaguardie pur in presenza di esodati non salvaguardati, a quale altro legittimo impiego si intenderà destinare le rimanenze di questo fondo? Certo la cifra è molto vicina alla previsione di spesa necessaria ad attuare la flessibilità e sappiamo anche che la conditio sine qua non per attuarla è il costo zero per lo Stato. Mere ipotesi, certo ma, chissà perché, certe situazioni mi rammentano un celebre aforisma di uno statista dalle orecchie a sventola dei tempi andati.
Nell’audizione del 24 settembre u.s. il Governo, per bocca del min. Padoan, ha parlato chiaro e se ora la Commissione licenziasse una salvaguardia per un solo anno, per di più infarcita di categorie che nulla hanno a che vedere con gli esodati e con il relativo fondo economico, si assumerebbe il totale onere di una simile decisione di fronte agli esodati e ai comitati che li rappresentano, sgravando nel contempo Governo e Premier da ogni responsabilità di fronte all’opinione pubblica. Questi ultimi anzi potrebbero perfino acquisire consensi nella remota ipotesi che, in Legge di Stabilità, dovessero apportarvi la pur minima miglioria.
Stiamo quindi assistendo ad un bluff al ribasso a futuro sostegno della sempre più incerta popolarità del Premier? Può darsi. Di certo vi è che gli esodati non digerirebbero e soprattutto non dimenticherebbero l’ennesima fregatura.