Quarto stato - Dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo

Una nuova riforma delle pensioni mascherata da censimento degli esodati

E’ noto a tutti come il mondo abbia preso a girare sempre più vorticosamente e tutto cambi e si trasformi in un attimo. Tutto cambia alla velocità della luce; per il Sen. Ichino, evidentemente rapito da questa novella filosofia liberista del terzo millennio, il mondo gira così vorticosamente che, in un attimo, cambia perfino il vocabolario della nostra mai così tanto bistrattata lingua italiana.

Leggo testualmente dal suo sito: Esodati: il “cessato allarme” dell’INPS e il censimento avviato dal Senato. Dunque, immagino, finalmente il Senato ha preso atto dei documenti presentati da INPS in risposta alla precisa interrogazione (n. 5-030439 del 15 ottobre scorso) presentata dalla On. Gnecchi e si attiva di conseguenza.

Neanche per sogno.

Nonostante l’INPS abbia già stimato in 49.500 unità gli esodati eclusi dalle salvaguardie finora approvate (numero che i comitati ritengono comunque ampiamente sottostimato) per il Sen. Ichino, l’equivalente delle intere maestranze di una grande azienda come Fiat o Telecom, compresi i relativi nuclei famigliari, continua ad essere un banale “casi residui”. Il caso è reputato talmente banale che il censimento, sul cui significato etimologico mi affido alla definizione fornita dal vocabolario Zingarelli, diventa improvvisamente una “domanda” da presentare al ministero a cura degli interessati.

In buona sostanza: i cittadini, nonostante i dati forniti da INPS,
devono presentare domanda affinché lo stato prenda atto della loro esistenza.
Viene il sospetto di trovarsi al cospetto di un “censimento” davvero originale nella forma quanto nella sostanza.

Abbiamo parlato finora di forma ma la sostanza è non di meno originale.
Prendo infatti atto, sempre dal sito del Senatore, che nella istanza di “censimento”, oltre che dimostrare di essere effettivamente un esodato allegando copia dell’atto dimissionario dal lavoro,

occorre poter vantare un’età anagrafica ultrasessantenne
ed occorre indicare i redditi propri e quelli del nucleo famigliare.

Qualcuno mi faccia capire, per cortesia. Se ho accettato la mobilità avendone i requisiti e i diritti mi sono stati sottratti in itere e se, per esempio, per mia disgrazia, ho “solo” 59 anni, allora non sono più un esodato? Ieri l’altro ero un esubero; ieri ero un mobilitato; oggi sono un esodato. E domani? In base a questa geniale trovata, molto probabilmente domani non sarò più nulla. Sparito; problema risolto in perfetta sintonia con lo stile Riforme_Renzi_2.0.

Ma è sull’autocertificazione dei redditi che si rischieranno una valanga di ricorsi alla Corte Costituzionale perché il diritto alla pensione è un diritto sancito dalla Costituzione, il cui godimento non può venire assoggettato alla presenza o meno di redditi di diversa natura; tant’è vero che, nei casi in cui vi sia concomitanza di redditi da pensione e da lavoro, la pensione resta comunque integra e sono i secondi ad subire le maggiori imposte.

Alla luce di tutto questo, è evidente che non ci troviamo di fronte ad un censimento degli esodati ma che gli esodati vengono presi a pretesto per introdurre una riforma previdenziale che, anziché rimediare ai danni provocati dalla precedente, intende chiudere d’autorità ogni rivendicazione in merito ai diritti negati, per trasformare questi ultimi in una qualche forma di assistenza, subordinandone l’entità all’età anagrafica e ai redditi del nucleo famigliare.

In altre parole: il diritto alla pensione trasformato
in reddito di cittadinanza o qualcosa di equipollente.

Di fronte a questo ennesimo scempio perpetrato contro i pensionati (gli esodati sono pensionati ai quali è stata negata la pensione) è davvero terrificante il glaciale silenzio del sindacato. CGIL e FIOM chiamano gli esodati alla manifestazione del 5 dicembre e gli esodati accolgono con plauso l’invito ma, di fronte ad eventuali comportamenti pilateschi del sindacato da questioni di tale portata, che oggi investono gli esodati ma che domani investiranno i lavoratori di oggi, sorgerebbe spontanea una domanda:

a quale titolo si chiede la presenza alla manifestazione?
Su questo fronte è fuor di dubbio che urga un segnale

forte quanto immediato da parte del sindacato.

Non c’è più tempo; la riforma incalza e agli esodati servono risposte immediate dal sindacato.
La posta in gioco per tutti, sindacato ed esodati in egual misura, è la riuscita della manifestazione del 5 dicembre.

Di seguito il testo comunicato dalla Rete dei Comitati, in data odierna, al Presidente della Commissione Lavoro del Senato Sen. Maurizio Sacconi, al Presidente della Commissione Lavoro della Camera On. Cesare Damiano, a tutti i Componenti le Commissioni Lavoro di Camera e Senato, al Presidente del Senato Sen. Grasso, al Presidente della Camera On. Boldrini.

Roma 17 novembre 2014

La Rete dei Comitati di Esodati con costernazione e disappunto apprende, in maniera del tutto informale dal blog del Sen. Ichino, (http://www.pietroichino.it/?p=33436)  che la Commissione Lavoro del Senato starebbe elaborando o ha elaborato una scheda per il censimento degli “esodati non salvaguardati”, che come iniziativa non puo’ essere concepita diversamente da una gravissima svolta persecutoria nei confronti di queste persone.

Ci pare poter affermare che tale intenzione trovi ispirazione dalle recenti dichiarazioni dei vertici Inps in Commissione Lavoro del Senato, dichiarazioni da noi ritenute assolutamente infondate ed in merito alle quali abbiamo replicato con prontezza e risolutezza per mezzo di un argomentato e documentato comunicato inviatovi il 14 c.m., che  rinviamo in allegato.

Vogliamo sperare che tale proposta sia ascrivibile al solo Sen. Ichino, alle cui tesi, inconsistenti ed estranee alla realtà, la Rete dei Comitati ha costantemente controbattuto con argomenti oggettivi e documentati

Qualora il progetto della “scheda” fosse invece e tristemente un’idea partorita in maniera congiunta dalla Commissione Lavoro o Sottocommissione Esodati, esprimiamo fin d’ora con il massimo sdegno la totale nostra contrarietà per le argomentazioni che sinteticamente indichiamo qui di seguito:

  • La richiesta di tale censimento, è già stata avanzata dalla Commissione Lavoro della Camera con l’interrogazione n. 5-030439 dell’On. Gnecchi , a cui in data 15 ottobre si è fornita risposta con due tabelle elaborate dallo stesso Inps, che stimano in 49.500 unità gli ex lavoratori esclusi dalle 6 precedenti salvaguardie e con decorrenza del diritto entro il 6.1.2019;
  • Reputiamo che la Commissione Lavoro del Senato o la Sottocommissione “Esodati” non abbiano né l’autorià né il potere  per attuare un qualsivoglia censimento in materia previdenziale che si ritiene invece facoltà di esclusiva competenza dell’INPS. Il perimetro entro cui operare tale stima è per la Rete dei Comitati (e per tantissimi nostri interlocutori governativi e parlamentari) definito dai due principi che definiscono il bacino dei cosiddetti esodati, ovvero: 
  1. Non essere più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avere entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale prevedano il futuro licenziamento.
  2. Maturare il requisito pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12.2018. 
  • Si stigmatizzano inoltre le numerose e palesi discriminazioni intuibili già da una primissima lettura della scheda in questione, e che si accumulano a quelle contenute nei precedenti 6 provvedimenti di salvaguardia legiferati nel corso di questi ultimi tre anni, (e sui quali alcuni giudici del lavoro si stanno già pronunciando) senza mai sanare tuttavia il problema:
    1. Censimento riservato agli ultra sessantenni; si deduce che ne risulterebbero esclusi  tutti coloro aventi il requisito contributivo necessario ma nati dopo il 1954, con più che palese discriminazione rispetto all’art.3 della Costituzione.
    2. Auto certificazione del reddito proprio e familiare; se ne evince che – e sarebbe la prima volta nella storia della nostra Repubblica –  si  intende condizionare il riconoscimento di un diritto costituzionale al reddito familiare !!!
    3. Lo schema del documento si limita esclusivamente ai cessati con accordi di incentivazione,  omettendo o ignorando volutamente intere categorie di esodati, anche molto numerose e previste nelle precedenti salvaguardie  quali i contributori volontari, i licenziati senza tutele, ed i mobilitati;
    4. Domanda (si tratta di un censimento o di una domanda?) da presentare esclusivamente on-line. E’ ben nota a tutti la scarsa diffusione della cultura informatica tra gli ultrasessantenni e l’esclusione di fatto che una simile procedura causerebbe tra coloro che, non per loro negligenza, non posseggono o non sanno utilizzare un computer (e sono la stragrande maggioranza).
    5. Riteniamo che  tale iniziativa  contenga gli estremi per la violazione  di numerose norme sulla tutela della Privacy dei cittadini e ci riserviamo eventuale ed opportuna denuncia all’Autority competente;
    6. Tale  proposta appare contravenire anche ad alcune norme dell’Authority per le Comunicazioni, poiché si vorrebbe veicolare tramite media (il sito del Senato) la raccolta di informazioni personali e reddituali di cittadini italiani. Anche su tale circostanza  si esaminerà la possibilità per  presentare denuncia all’Authority competente. Le dichiarazioni che negano la persistenza del dramma sono già un fardello insopportabile per i non salvaguardati, perché negano la loro esistenza e l’ingiustizia che hanno subito, ma ancor più inqualificabile è che si possa concepire e proporre la loro schedatura.

La Rete dei Comitati degli Esodati ribadisce la sua richiesta di poter essere ascoltata dalla Commissione lavoro del Senato, o dalla Sottocommissione Esodati,  per poter portare le “buone ragioni” degli esodati non ancora salvaguardati.

La Rete dei Comitati ribadisce la sua ferma e pressante richiesta affinché la Commissione Lavoro del Senato si renda unitariamente promotrice di un urgente provvedimento di salvaguardia almeno per i 49.500 “esodati non salvaguardati”, certificati dall’INPS, da inserire nella Legge di Stabilità all’esame del Parlamento.

Iniziativa che rappresenterebbe un passo importante verso la soluzione del dramma che decine di migliaia di famiglie italiane stanno vivendo da quasi tre anni con il concreto rischio di indigenza perché condannate a vivere altri numerosi anni senza alcun reddito e senza pensione.

 Per la “Rete” dei Comitati degli Esodati, Mobilitati, Contributori Volontari,
Donne ESMOL, Esonerati Pubblica Amm.ne, Fondi di Settore e Licenziati senza tutele
Francesco Flore

Condividi questo post

RSS degli articoli del blog  

Pubblicato

in

da

Tag: