Previdenza – Il dramma degli Esodati

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* Corso Scienze delle Finanze Università “L. Bocconi” – Dott.ssa Simona Scabrosetti * Corso Scienze delle Finanze Università del Salento – Prof. Giampaolo Arachi

• E’ evidente che il diritto si forma perciò al momento dell’iscrizione al sistema previdenziale. In caso contrario si configurerebbe come una tassazione, ovviamente iniqua!

Da portale INPS: I contributi – che costituiscono salario differito – sono somme calcolate sulle retribuzioni e versate all’Inps Gestione Dipendenti Pubblici dalle amministrazioni e dagli enti iscritti per il conseguimento delle prestazioni pensionistiche, previdenziali e creditizie.
http://www.inps.it/portale/default.aspx?sID=0%3b8186%3b8405%3b&lastMenu=840%205&iMenu=1

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Interpretazione della tabella

Il malcontento dei Cittadini ha sempre un motivo reale. Con i numeri si dimostra che hanno ragione.

  • Aliquote contributive: Lavoratori Dipendenti Privati 33% (Pubblici 32,65%) – Artigiani 21,75% – Commercianti 21,84% – Pesca 14,90/28,60% – Coltivatori 32,30 se a tempo indeterminato, mentre a tempo determinato  8,84%;
  • È evidente che i disavanzi dei fondi Trasporti (acquisiti in INPS dal 1996) e dei fondi Elettrici e Telefonici (dal 2000) costituiscono un esempio di assorbimento in INPS di Enti pubblici senza alcun risanamento preventivo dello stesso. Con ciò attivi e passivi si vengono a scaricare completamente sulla gestione FPLD, come si vedrà facilmente dalla slide successiva;
  • La stessa cosa, anzi peggio, è riscontrabile nell’assorbimento della gestione ex-INPDAI che già presentava  una modalità di trasferimento anomala, che era addirittura stata segnalata in Parlamento senza successo (http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenbic/27/2004/0324/s010.htm) e le perdite, evidenti anche future, non sono mai  state sanate preventivamente. Anzi il Parlamento sospettava gestioni  dei rapporti di lavoro dirigenziali, da parte di Confindustria, con prassi assolutamente anomale. Già allora il rapporto contributori attivi/ pensionati era inferiore all’unità 0,92, giungendo nel 2014 ad un incredibile 0,25 (tab. 3.5 Bilancio Preventivo INPS 2014);
  • Analoga anomalia finanziaria si verifica per l’ex- INPDAP (-11.489 di euro) poiché su di essa viene a scaricarsi il mancato pagamento dei contributi da parte delle Amministrazioni Pubbliche tutte mentre i rapporti di conversione pensionistici sono molto più favorevoli (confronta con valore medio pensione), senza dimenticare la presenza di costi legati ai cosiddetti baby-pensionati della pubblica amministrazione ed alle “pensioni d’oro” pubbliche;
  • Enormi sono invece gli attivi della gestione tradizionale ed originaria dei “Lavoratori Dipendenti” e quello degli atipici “parasubordinati”. La cosa è ancora più significativa ove si tenga conto di una semplice ponderazione dovuta al numero delle pensioni e al loro valore medio per ogni fondo. In pratica Robin Hood, ma al contrario;
  • Si tenga conto, per l’ex INPDAP, anche della impossibilità legale di recupero forzoso di somme nei confronti di Amministrazioni Pubbliche, sancita per Legge.
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–    La tabella 1.3 bilancio di previsione 2014 mostra chiaramente come la riforma Dini (e poi Maroni dal 2008) stesse dando perfettamente i suoi frutti, come d’altra parte confermava pubblicamente fino al 2012 nelle relazioni annuali presentate alla Camera dal Presidente . Infatti la 1 colonna (“Fondo pensioni Lavoratori Dipendenti) mostra come già dal 1999 il trend negativo era in piena inversione, ma addirittura dal 2004 è stabilmente in attivo con tendenza all’aumento dell’attivo. Dal 2004 al 2014 l’attivo totale del “Fondo pensioni lavoratori dipendenti” è di 70,872 MLD. Ricordando però che la riforma Maroni entra in vigore solo da 2008 e completata nel 2013, l’evidenza è ancor più netta.

–  La tabella mostra anche che le successive Leggi, finalizzate fintamente a criteri di unificazione degli Enti Previdenziali, in realtà avevano la finalità di sottrarre la responsabilità di debito pubblico allo Stato, nascondendolo con i contributi in attivo del FPLD: lo si vede già con i fondi Trasporti, elettrici e telefonici che vanno a gravare dall’anno 2000. Il loro contributo all’unificazione fu una “una tantum” pari a circa 2 MLD per il fondo Elettrici, 77 Milioni per i Telefonici. Per il Fondo Trasporti è prevista solo una minima integrazione al contributo per 5 anni.

   Come non bastasse, nel 2003 la riforma delle pensioni, battezzata Maroni, con gran favore alla Confindustria, pone anche l’INPDAI a carico del “fondo pensioni lavoratori dipendenti”. La situazione dell’INPDAI e  la previsione di aggravio sui conti dell’INPS sono chiari fin dall’inizio a tutti gli interlocutori istituzionali (vedi http://www.manageritalia.it/content/download/Informazione/Giornale/Dicembre2002/pag40.pdf  e  http://www.manageritalia.it/content/download/Informazione/Giornale/Dicembre2002/pag28.pdf).  In particolare si distingue il commento dell’attuale Sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta:

“Qui non solo i figli pagano le pensioni dei padri, ma d’ora in poi anche quelle dei capi: mi sembra un po’ troppo…”,

oppure quello del  mitico Cazzola (allora dirigente generale del Ministero del Welfare), persona molto stimata dall’ex PD Pietro Ichino:

“Trovo semplicemente assurdo che …. Sia venuto in mente a qualcuno di salvare i dirigenti come fossero dei Cipputi qualsiasi”

–   Ma la Legge 335/95 prevedeva non l’unificazione bensì “l’armonizzazione dei regimi pensionistici alle norme generali nel rispetto della pluralità degli organismi assicurativi”

–   La storia della situazione patrimoniale mostra il trend assolutamente positivo solo per il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, mentre continua a non mostrare alcuna inversione significativa di tendenza per gli altri 4 fondi associati.

   La domanda allora nasce spontanea: come è potuto succedere tutto questo nel silenzio generale? Il sospetto di un forte conflitto di interesse dei sindacati (ed anche Confindustria), che avrebbero dovuto impedire ciò, tra il loro ruolo di Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS e di rappresentanti dei lavoratori degli ex-fondi, è assolutamente legittimo. Analoga risposta vien da darsi per l’INPDAI, partecipando anche la rappresentanza dei datori di lavoro al CIV. Allora è necessario tenere chiaramente in conto di ciò nel cambio di regole di Governance dell’INPS, annunciate dal Governo, anche per le capacità di recupero delle somme perdute ad oggi.

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  • Da questa slide si può osservare come il 95% delle pensioni presenta un valore inferiore ai 3.000 euro lordi/mensili. Con tale valore è di tutta evidenza che la vita lavorativa dei soggetti ha un basso gradiente economico, facendola considerare quasi costante;
  • Questo conforta le ipotesi riportate per il diagramma della slide successiva, che mostra come, chi ha avuto una vita lavorativa economicamente stabile, ha un “andamento di vita lavorativa-previdenziale” assolutamente “autosufficiente”.
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Il diagramma parla da solo, attestandosi a circa 79 anni per gli uomini e a 84 per le donne la speranza di vita.

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  • Dal Corriere della Sera del 9/10/2011, appena 2 mesi prima della Legge Fornero!
  •  Dal Corriere della Sera del 9/10/2011, appena 2 mesi prima della Legge Fornero! http://www.corriere.it/economia/11_ottobre_09/giovani-sorpresa-pensioni-arrivera-al-70-per-cento-del-reddito-enrico-marro_84073118-f247-11e0-9a3e-cd32c10dad62.shtml .
  • Se le relazioni INPS sono “non veritiere”, se gli studi da esso pubblicati sono dei “falsi” allora avete (ed abbiamo) un grande problema con il più grande Ente erogatore d’Italia!
  • Se l’INPS ed il Ministero non sono in grado di fornire il numero degli “esodati” vuol dire che NON funzionano, né l’uno né l’altro;
  • La vita è nella Storia, non nei tweet. La nostra generazione (magari non noi personalmente) è quella che lavorava nelle acciaierie, quella che lavorava nelle fabbriche tayloriste, quella che pagava le pensioni a chi non aveva potuto versare contributi, che versava i contributi con la promessa del diritto di andare in pensione;
  • Dall’inizio della nostra vita lavorativa ci è stato allungato il percorso di 7-8 anni (Dini, Maroni, Sacconi) ed oggi di altri 2-3, per le donne addirittura di altri 7-9!
  • Esistono invece ancora i baby pensionati, i pensionati militari e simili, le triple e quadruple pensioni (e le pensioni d’oro), i falsi invalidi;
  • Ci sono i beni patrimoniali non gestiti correttamente con investimenti qualificati quando il monte-contributi era molto superiore al monte-pensioni pagate; ci sono le svendite di favore del patrimonio; ci sono i fondi in passivo per motivi politici o di potere (SCAU, ex-INPDAI, etc.), ci sono le gestioni  pubbliche in passivo perché le Amministrazioni Pubbliche per anni non hanno versato i contributi e perché per motivi politico-clientelari il coefficiente di trasformazione è imparagonabile con quello del valore delle pensioni.
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Mai è stata fatta una riforma previdenziale senza un adeguato periodo di transitorio che consentisse di riuscire a mantenere il Patto sociale ed il patto di diritto sancito con il “Sistema a ripartizione”. Non è accaduto in alcun paese europeo né in alcuna precedente riforma delle pensioni, nemmeno nella “famigerata” Maroni!

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1.   La dimostrazione è nell’assurdità giuridica della “lotteria dei diritti” inaugurata con il limite dei 10.000 nell’art. 5 L. 122/2010 e proseguita con le norme di salvaguardia rispetto alla riforma “Fornero 2.   Eppure il Ministro del Lavoro non può non conoscere il numero dei soggetti identificati dalle categorie classificate (cfr. grafico slide successive) 3.   A solo titolo di esempio si indica l’arbitraria definizione dell’INPS dell’età pensionabile delle donne dal 2014; l’arbitraria applicazione dell’età di pensionamento se in possesso dei requisiti previsti dal comma 15 bis dell’art. 24 L.214/2011 e l’esclusione arbitraria dall’applicazione di tale comma dei lavoratori non più attivi; la mancata applicazione delle norme per i Contributori Volontari previsti nella L.247/2007; l’arbitraria interpretazione del termine sperimentale della cosiddetta “opzione donna” 4.   La slide n. 19 dimostra come ciò sia assolutamente 5.   A solo titolo di esempio si pone nella Legge il 6/1/2015 come termine per maturare la decorrenza della pensione e non invece, per rendere eguale per tutti la regola, come termine per maturare i requisiti 6.   La Rete ha avuto contezza di diversi episodi in cui vi sono persone che non hanno potuto usufruire della salvaguardia poiché si sono trovate di fronte situazioni di impreparazione normativa e procedurale da parte delle sedi INPS, e dei Patronati locali di conseguenza, che gli ha impedito di presentare la giusta domanda alla DTL, perdendo la salvaguardia. Basterebbe anche un solo caso per suffragare la situazione, ma la Rete ne testimonia ben di più.

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Art. 2 – La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, … omissis … e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 3-  Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini … omissis .. Art. 4 –La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Art. 23 – Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge. Art. 24 – …. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione.… Art. 28 – I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici. Art. 32 – La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Art. 35 – La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Art. 36 – Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Art . 38 – … omissis … I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. …. Omissis … Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. Art. 47 – La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina econtrolla l’esercizio del credito.

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Risposte

1.   Nessuna! Eppure per Gianni la Legge, prevedendo una “finestra” di 15 mesi mentre per Aldo di 12 mesi, lo priva della salvaguardia solo perché maturerebbe il diritto all’erogazione della pensione (non il diritto!) dopo il 6/1/2015. 2.   Nessuna! Eppure Maria NON sarà salvaguardata poiché la Legge arbitrariamente salvaguarda solo coloro che sono stati licenziati unilateralmente o l’azienda sia fallita tra il 2007 e il 2012. Lasciando “a piedi” quelli che erano stati licenziati prima 3.   Nessuna! Eppure Peppe, pur essendo dipendente di un gruppo multinazionale, ma avendo un accordo di tipo territoriale e NON in sede governativa, come previsto in maniera discriminatoria dalla L. 135/2012 art. 22, NON sarà salvaguardato!

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Risposte

4.   Nessuna! Eppure Antonio, non avendo il “biglietto della lotteria” vincente, non vedrà riconosciuto lo stesso diritto di Pasquale 5.   Nessuna! Eppure Grazia, pur avendo perso il lavoro prima di Luisa, non potrà avere diritto alla salvaguardia poiché matura la decorrenza il 7/1/2015, un giorno dopo la possibilità di essere salvaguardata. 6.   ………………………. Ora siete in grado ….

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1.   Vedi resoconto incontro 24/1/2014 presso Quirinale con dott. Giancarlo MONTEDORO, Consigliere di Stato (Affari Giuridici e Relazioni Costituzionali) 2.   On. Gianfranco Fini – Presidente della Camera-  invitava Governo e Parlamento a modificare “al più presto” la Legge “per garantire il pieno rispetto dei principi costituzionali in materia di uguaglianza del cittadino davanti alla Legge ..” (Presentazione del bilancio INPS – 29/05/2012 – camera.it/portal/portal/default/Archivio?IdEvento=5022&IdIntervento=322) min. 2.07 3.   Il Presidente del Consiglio Enrico Letta nel suo discorso programmatico alle Camere del 29 Aprile 2013:

“In particolare con i lavoratori Esodati la comunità ha rotto un patto, e la soluzione strutturale di questo problema e’ un impegno prioritario di questo governo!

4.   Non può esserci alcun dubbio osservando le conclusioni della Corte Costituzionale nella sent. n.822/1988, che, in merito alle disposizioni che vanno a modificare le norme pensionistiche, afferma che: “Dette disposizioni, però, al pari di qualsiasi precetto legislativo, non possono trasmodare in un regolamento irrazionale ed arbitrariamente incidere sulle situazioni sostanziali poste in essere da leggi precedenti, frustrando così anche l’affidamento del cittadino nella sicurezza pubblica che costituisce elemento fondamentale ed indispensabile dello Stato di diritto (v.sentt. nn. 36 del 1985 e 210 del 1971).” mentre: “Sono di ordine secondario le altre ragioni, quali il conseguimento di un gettito fiscale per coprire gli oneri dei trattamenti dovuti anche alle categorie con contribuzione bassa o nulla, secondo il principio solidaristico, nonché …” . Per cui le motivazioni di copertura economica non possono trovare giustificazione costituzionale alla violazione del patto” Stato-cittadino! Sentenziando definitivamente che vale “……il principio della garanzia della sicurezza sociale, che e anch’esso di ordine costituzionale (art. 38), oltre che le innegabili ragioni di giustizia sociale e di equità per cui non possono effettuarsi riforme o conseguire risultati a danno di categorie di lavoratori in genere, ed in specie di quelli che sono prossimi alla pensione o sono già in pensione.

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