L’esodo della ragione

Sulla questione che convenzionalmente tutti chiamano “Esodati” siamo arrivati alla resa di conti.

La margherita delle molteplici iniquità della riforma del sistema previdenziale è stata sfogliata per intero e adesso è rimasto un esile stelo rappresentato dalla immutata angoscia iniziale per i tanti che rimangono in attesa di conoscere il loro futuro.

Ad oggi non è stata trovata una soluzione definitiva né ancor meno complessiva, nessuna marcia indietro su temi fondamentali da parte del governo e nessun avanzamento sui versante sindacale/politico.

Uno stato di decadenza della ragione riempito da manifestazioni, interpellanze e interrogazioni che restituiscono il senso del contendere ma non sortiscono una turbativa dello status quo ante.

Tuttavia questi ultimi mesi sono serviti a far maturare, nei più realisti e accorti, la convinzione che sono pochi ma essenziali punti che potrebbero sbloccare la situazione riconducendo il tutto nell’alveo, se non del diritto, della sostenibilità sociale che ritengo ancora più importante dell’astrattezza di una norma giuridica.

Il combinato disposto tra la sterilizzazione della retroattività della riforma pensionistica e l’immediato previsivo stanziamento di risorse, costituirebbe l’antidoto al veleno che si è diffuso nel corpo sociale e nella percezione che i cittadini hanno delle istituzioni.

Ma il Ministro del lavoro non vuol darsene per inteso, e continua ad allestire spettacoli simili all’ultima informativa al Parlamento, resasi ineludibile per il grottesco perdurare del balletto del “numero esatto” degli esodati che contrappone i vertici dell’Inps al Ministero del Lavoro.

Ogni occasione è buona per il Ministro Fornero per comunicare la sua visione della questione, in fondo ormai chiara a tutti: le riforme “necessariamente rapide” comportano “danni collaterali” e pur se questi incidono sull’esistenza delle persone, dobbiamo farcene una ragione: a chi tocca tocca, e quando tocca non si parla certo di caramelle.

Si potrebbe obiettare, magari in forme più convincenti di quelle estemporanee utilizzate dalla politica, che se è vero che l’Italia sta partecipando ad un conflitto mondiale dai contorni e risvolti inediti, è altrettanto vero che anche in guerra il sacrificio di 400.000 nuclei familiari risulta insopportabile.

E se per un verso è certamente apprezzabile la doverosa considerazione che il Ministro ha sin dall’inizio mostrato e ripetuto in termini chiari e netti nei confronti “dei lavoratori interessati da accordi collettivi sottoscritti con l’ausilio dello stesso Governo”.

Se altrettanto apprezzabile risulta la preliminare individuazione di una nuova platea di circa 55.000 lavoratori, nelle more di trovare la copertura finanziaria che traduca in fatti le chiacchiere.

Al contempo, come non registrare che vi è della patologia nel metodo, nel reiterare cioè l’errore di strutturare ad hoc platee sottostanti alla disponibilità finanziaria, con criteri che rispondono a regole autoreferenziali declinate in dettati normativi.

Risulta infatti intollerabile oltre che incomprensibile la costruzione di un meccanismo di salvaguardia che contraddice la sua stessa funzione dal momento che crea esclusioni.

E’ un tragico ossimoro che rende opaca la legittimità di questo Governo e discutibile la sua permanenza alla guida del Paese.

Sarebbe ora di dire basta alle argomentazioni capziose e surrettizie sfruttate per celare un vero e proprio scippo ai danni dei lavoratori e della società intera.

Non è possibile continuare ad ascoltare un Ministro che mentre frammenta la corale attesa di una risposta chiara e univoca, continua a parlare di forme assistenziali anziché di tardiva riparazione di un danno ingiusto inflitto al popolo dei lavoratori.

Il suo delirio di onnipotenza e la sua solipsistica visione della società la porta ad affermare che certi provvedimenti comportano oneri a carico della collettività ed è necessario porre grande attenzione alla spesa anche di un solo euro.

Ma di quale società si costituisce custode e paladino un Ministro, da nessuno eletto, che per primo ha depauperato la società  attraverso indebiti spostamenti di risorse finanziarie destinate all’essenza stessa di ogni consesso civile cioè i lavoratori, per decenni contributori del sistema pensionistico?

E quale livello di sensibilità attribuire ad un Governo che si professa equo e solidale e che tuttavia, nonostante i diversi appelli, tarda da mesi ad approvare il decreto per la prosecuzione del sostegno al reddito, ovvero l’ossigeno per migliaia di famiglie che nel migliore dei casi stanno dando fondo ai pochi risparmi per stare a galla.

La realtà nuda e cruda è che non vi sono solidarietà e equità che tengano, non vi sono paladini dell’interesse collettivo, ma soltanto ottusi tecno-burocrati posti a difesa di un sistema antidemocratico e classista.

Da parte dei vari Comitati Mobilitati/Esodati continuare a prestarsi al gioco dei numeri, dei veti incrociati, delle esclusioni strumentali, delle gattopardesche contrapposizione di tutti contro tutti, sancirebbe la fine di ogni auspicabile evoluzione positiva della vicenda, al punto di ipotecare anche scenari che oltrepassano l’attuale esecutivo.

Eliminazione della retroattività e pianificazione immediata della copertura finanziaria sono le uniche cose che servono alla causa

Non si dovrebbe chiedere niente di più né ottenere niente di meno, il resto è solo paziente allungamento della corda dalla quale comunque penzoleremo se non si inverte la rotta.

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