L’aspetto più sconcertante scaturito dall’incontro della delegazione della Rete dei Comitati di Esodati con il Ministro Giovannini del 30 settembre scorso è senza dubbio l’ammissione, da parte del Ministro, di non disporre ancora, dopo cinque mesi dall’insediamento, dei numeri della platea degli esodati, da lui stesso richiesta appena insediatosi nella carica.
Questo fatto, ben evidenziato da Salvatore Carpentieri nel suo commento comparso sul quotidiano online dei Moderati e Riformisti di Centro Sinistra merita una attenta riflessione ed ulteriori approfondimenti; merita riflessione perchè non è più possibile accettare dei banali “non so” da parte delle istituzioni, dopo quasi due anni da una riforma che anche sulla certezza dei numeri ha cercato una qualche legittimazione, se non in ambito istituzionale dove questa consegue per meri passaggi istituzionali, di certo nell’ambito dell’opinione pubblica.
Giustamente dalle risposte ottenute in sede di incontro, documentate nella relazione puntualmente pubblicata su questo sito, Salvatore Carpentieri si pone alcuni sostanziali quesiti a fronte della perdurante, direi ormai cronica, ammissione di non conoscenza dei problemi che, in molti frangenti, induce ad un legittimo sospetto di sconfinamento nell’agnosia.
- Quali provvedimenti adotterà il Ministro nei confronti di quelle strutture, il cui controllo è di sua pertinenza, che si stanno dimostrando incapaci a fornirgli i dati da lui sollecitati?
- In assenza di numeri certificati, sulla base di quali considerazioni tecniche la Ragioneria Generale dello Stato ha effettuato e continua ad effettuare i suoi calcoli per valutare gli impatti economici delle soluzioni per gli esodati proposte dal Parlamento, l’ultima volta per la PdL 5103 nell’ottobre 2012?
- Il Parlamento con le sue Commissioni, che subisce passivamente le risposte tecniche della Ragioneria dello Stato, è informato della indisponibilità di dati certi per poter valutare ed eventualmente contestare le relazioni tecniche della stessa Ragioneria?
- Si deve presumere che le decisioni nel nostro Paese le prenda la Ragioneria, senza doverle neanche giustificare ai Cittadini?
Sono quesiti pesanti, ancorchè legittimi, che non pretendono soltanto risposte chiare ed immediate da parte delle istituzioni ma che investono direttamente la politica, almeno quella parte di politica che, da due anni a questa parte, palesa sensibilità verso l’ingiustizia sociale perpetrata dalla riforma Monti-Fornero omettendo sistematicamente nel contempo che, in sede istituzionale, ha però supinamente approvato seppure dietro l’esile paravento di un voto di fiducia; una parte politica che pare sempre più invischiata nella tela di un ragno che immobilizza, annichilisce e infine cristallizza. E cristallizzate sono infatti rimaste finora le istanze degli esodati così come, per inciso, pare tendano volentieri a cristallizzare su importi fatalmente decurtati per la perdurante mancata rivalutazione dei contributi figurativi, le pensioni, talvolta modeste, di quei pochi che la pensione l’hanno invece ottenuta, sottraendo loro ulteriori importi significativi.
Promesse d’intenti a parte, di concreto l’incontro ha prodotto la firma del decreto sul 5 bis per il 2013. Notizia da tempo attesa da chi è già da diversi mesi senza reddito ma quantitativamente misera a fronte di tutte le restanti problematiche rimaste in sospeso. C’è da sperare che adesso si riscatti almeno parzialmente la noncuranza evidenziata dal solito notevole ritardo, affrettando l’iter che oltre alla firma del Ministro del Lavoro prevede quella del Ministro Saccomanni, oltre alla supervisione della Ragioneria (se non ricordo male). Senza sottovalutare poi il lasso di tempo necessario per la pubblicazione nella G.U. e il recepimento da parte Inps che, a sua volta, deve redigere un messaggio ad hoc. Insomma, occorre tempo prima di concretizzare il tutto e l’averlo annunciato in sede di incontro, ha tutta l’apparenza di volerci considerare alla stregua di mendicanti ai quali, al momento opportuno, gettare un osso per acquietarli.
Per contro resta la incompresibile proliferazione di proposte di legge, sorte sulla falsariga delle PdL 727 e 857 e il cui effetto è finora stato solo quello di allungare a dismisura i tempi in Commissione Lavoro lasciando, a quasi due anni di distanza, cristallizzata quindi completamente irrisolta, la situazione di tutti quelli (stando ai dati Inps sono circa 260.000) che, a vario titolo, non possono beneficiare di alcuna salvaguardia.
La vergognosa vicenda esodati non fa onore a questo paese ma soprattutto crea indigenza e disperazione; tutto l’opposto degli obiettivi ribaditi oggi dal premier Enrico Letta in sede di verifica di maggioranza. E’ ormai tempo di trovare il modo per sollecitare efficacemente precisi impegni e precise scadenze, se non da parte di un governo di chiara ispirazione neoliberista, almeno da parte di quelle forze politiche che amano definirsi progressiste e da quelle sindacali.
Per una caleidoscopica serie di motivi di bottega, oggi il governo ha verificato e ottenuto la fiducia del Senato. Ora è tempo che gli esodati, attraverso gli strumenti organizzativi che autonomamente si sono dati, verifichino le loro rappresentanze istituzionali.