foto dell'on. Andrea Maestri

Sanatoria della VIII salvaguardia, unica via possibile per i 6.000 esodati

foto dell'on. Andrea Maestri

Infine, il Governo giallo verde ha gettato la maschera: nulla intendeva disporre per gli esodati e nulla ha legiferato. D’altro canto, le arruffate ipotesi di soluzione prospettate col cipiglio di che si attende nient’altro che una resa incondizionata, più che alla oggettiva situazione previdenziale degli esodati, sembravano piuttosto adattabili a note situazioni di criticità che, con gli esodati, non hanno a che fare e che già la precedente legislatura stigmatizzò in più di una occasione. Che certe frange del mondo esodati abbiano tentato, con le più disparate strategie, di forzare il consenso della generalità dei comitati in tal senso rappresenta una brutta pagina dell’intera vicenda ma non è questo il tema di questo articolo. Il Comitato “Esodati Licenziati e Cessati”, anche attraverso questo blog, ha più volte spiegato le ragioni per le quali ritiene inadeguate e fuorvianti le “soluzioni” governative ed è perfettamente consapevole che, non le divergenze tra comitati sugli obiettivi ma l’esigenza di raschiare il fondo a copertura di una parvenza di risposta alle promesse elettorali, unitamente ad una rancorosa idiosincrasia della componente gialla del Governo nei confronti delle pensioni retributive e degli anziani in genere, hanno portato la Lega ad abbandonare al proprio destino la platea elettoralmente meno significativa, disattendendo in tal modo ad un preciso punto del suo programma elettorale. Per altro verso, non occorrere eccessiva perspicacia per realizzare che, ponendosi proni a qualsiasi proposta della controparte, l’esito della trattativa sarebbe scontato ma la soluzione del Governo avrebbe lasciato nel guano gran parte degli esodati o li avrebbe pesantemente danneggiati nel diritto.

Il Comitato “Esodati Licenziati e Cessati” ha più volte esposto la sua lineare tesi per la soluzione definitiva del vulnus costituzionale subito dagli esodati. Una soluzione al limite del banale ma finalmente rispettosa del diritto e delle priorità, che l’insipienza degli uni, il presenzialismo di altri e il protagonismo di altri ancora, hanno fin qui osteggiato quando non apertamente boicottato. Cerchiamo quindi, per l’ennesima volta, di chiarire i punti cardine della sanatoria obiettivo del Comitato “Esodati Licenziati e Cessati”.

Il primo equivoco che occorre sfatare è che esodato sia chiunque abbia perso il lavoro, a qualunque titolo, prima della riforma del 2011. Non è raro infatti che improvvisati comitati, talvolta anche singoli soggetti, nei mesi scorsi abbiano istanziato salvaguardie “tombali”, come a pretendere che si consideri esodato anche chi avesse perso il lavoro dieci o venti anni prima della riforma. Falso, disgregante e distorcente. Esodato è chi abbia perso il lavoro o ne abbia concordato le dimissioni prima della riforma in previgenza della messa in quiescenza e, a tale proposito, la letteratura costituzionale parla molto chiaramente attraverso la sentenza 822/1988. Il diritto all’equo transitorio si connette indissolubilmente al dettato costituzionale.

È partendo da questo presupposto che il Comitato “Esodati Licenziati e Cessati” ha chiesto, e continua a chiedere, la sanatoria della diseguaglianza causata dalla VIII salvaguardia che offende la Costituzione e condanna tuttora 6.000 ex lavoratori all’indigenza a vita.

Come già la VIII salvaguardia ha disposto per una sola categoria di lavoratori, occorre equiparare al 31/12/2021 il termine entro il quale devono essere raggiunti i requisiti pensionistici secondo il regime previgente. Parimenti, la sanatoria deve ricondurre le aspettative di vita (AdV) a quanto previsto dalla Legge Sacconi (L. 138/2011). Detto per mitigare la preoccupazione di molte lavoratrici esodate, tale soluzione consentirebbe di salvaguardare tutte le nate entro aprile 1958 che puntano al pensionamento di vecchiaia. Le situazioni che esulano dal transitorio delineato devono necessariamente guardare alle attuali formule vigenti o a specifiche soluzioni che il Governo volesse nel frattempo adottare, magari consultando i comitati che hanno ben presente il quadro complessivo della vicenda.

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