il popolo in marcia - dipinto

Quando i diritti scadono a bonus

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Inviato da Michele Sangiorgio (esodato)

Da esodato, noto con crescente preoccupazione che l’aspetto più odioso delle salvaguardie: la logica del paletto, cioè del criterio, definito più o meno arbitrariamente, all’interno del quale sei tutelato ed oltre il quale sei abbandonato a te stesso, si sta diffondendo pericolosamente. La vicenda esodati si sta trascinando da 5 anni, con sette salvaguardie approvate e l’ottava che, dalle prime indicazioni, sembra lascerà fuori ancora molte persone perché, anche in questa occasione, dalle anticipazioni la logica del paletto appare ben presente: basta maturare il requisito o la decorrenza il giorno dopo quella definita e sei fuori e se, come sembra, questa sarà l’ultima, chi rimarrà fuori da questa non avrà altre possibilità.

Purtroppo la logica del paletto, invece di rimanere confinata alla triste vicenda degli esodati, sembra sia stata assunta come colonna portante dell’accordo sul “pacchetto pensioni” in via di definizione in questi giorni, per quanto riguarda almeno due provvedimenti:

1) APE (Anticipo PEnsionistico) nella versione “social”.
al di sotto dei 1.500 euro lordi ne puoi usufruire altrimenti, stando alle ultime notizie in circolazione, devi contribuire (in quale misura lo sapremo più avanti). Considerando che ci riferiamo a persone in età di pensione e, presumibilmente, con una carriera lavorativa regolare, alla fine ne usufruiranno ben pochi.

2) Precoci.
Tralascio il fatto che 41 anni non siano ritenuti sufficienti per andare in pensione; non perché sia d’accordo, ma solo perché con questo articolo voglio sottolineare altri aspetti. Anche qui, dalle ultime dichiarazioni del Ministro Poletti, chi potrà usufruire di questa possibilità, pur essendo disoccupato ed avendo versato 41 anni di contributi, dovrà comunque essere al di sotto dei 1.500 euro (il Ministro ha detto che la platea è la stessa dell’APE social).

Il paletto però l’abbiamo visto anche in tempi meno recenti: in fondo il bonus degli 80 euro non seguiva anche lui questa logica? Al di sotto di un certo stipendio lo prendi, altrimenti niente! Stessa logica il bonus giovani (il paletto è l’età). Di pari passo con la logica del paletto, si sta affermando quella del bonus. Come abbiamo visto, la logica del bonus si sostituisce a quella dei diritti. Mentre questi ultimi sono universali ed appartengono a tutta la popolazione nel caso del diritto al voto o a tutta la categoria per quanto riguarda i contratti di lavoro (per fare solo due esempi), i bonus invece sono assegnati in modo discrezionale dal politico di turno e rimandano a quando era il sovrano a decidere, a suo insindacabile giudizio, con chi essere generoso.

Che poi qualcuno chiami questo “modernizzazione” è un altro discorso.

Cosa hanno in comune questi provvedimenti? Cosa unisce il serioso tecnico Monti all’onnipresente mediatico Renzi? Beh… il tecnico l’ha messo lì l’Unione Europea mentre ora il politico sta attuando quello che l’UE chiede di fare. A Bruxelles, i dogmi su cui non si discute sono:

riformare le pensioni, tagliare la sanità e privatizzare.

Il fatto che queste misure non producano risultati non importa (la filosofia di fondo del liberismo è riassunta nell’acronimo TINA. There Is No Alternative: non c’è alternativa. La scelta di cominciare a fare entrare le banche nel sistema pensionistico (per l’APE non social), di continuare a finanziare le scuole private nonostante in quelle pubbliche crollino i soffitti, di ridurre sempre più le coperture del sistema sanitario nazionale, di eliminare le tutele nel mondo del lavoro (è di questi giorni la notizia del crollo dei contratti a tempo indeterminato, ma il Jobs Act non si tocca), di innalzare l’eta pensionabile, ecc., rientra a pieno titolo nel piano di attuazione delle regole di rigore che tanti disastri hanno provocato e contro le quali, se non riusciamo a vederle come un insieme che come tale va combattuto senza limitare la concentrazione ai singoli provvedimenti ed a chi in quel momento li sta attuando, finirà per annientarci tutti.

Confidare nella possibilità di essere salvati solo per la fortuna di trovarsi al di qua di un malefico paletto, di volta in volta commisurato alle regole di bilancio imposte dalla UE, non è una bella prospettiva.

Chiudo con una considerazione nel merito del referendum, perché i suoi contenuti vanno nella direzione di quanto sopra descritto: in Europa i singoli stati hanno perso sovranità e devono concordare le loro leggi con Bruxelles, in Italia se passasse il referendum vedremmo ridotta ulteriormente la nostra capacità di esercitare la sovranità popolare e mi limito a citare quello che diverrebbe il nuovo Senato, con politici non eletti direttamente dai cittadini, con funzioni non chiare, con procedimenti legislativi diversificati a seconda delle leggi.

Votare NO al referendum diventa, dal mio punto di vista, un modo concreto per cercare di limitare i danni. Parlare di inversione di tendenza nel caso di una vittoria dei NO, vista la situazione politica generale, mi sembra decisamente troppo ottimistico

ma sarebbe almeno un segnale.

 

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