Totò, Peppino e la lettera ai salvaguardati

Se non si trattasse di una tragedia sociale dai risvolti drammatici, che si dipana tra la sostanziale indifferenza generale, quella della “lettera della salvaguardia” potrebbe a pieno titolo pareggiare in comicità la nota scenetta dei due noti comici. Solo che quelli erano due simpatici comici che svolgevano egregiamente il loro lavoro, regalando ilarità, spensieratezza e qualche spunto di riflessione; questi purtroppo non lo sono e quello che ci lasciano è tutt’altro che un momento di ilarità e di spensieratezza. Per il resto, l’unico dubbio che potrebbe vertere nei confronti del caso attuale, potrebbe riguardare lo stabilire chi sia la “spalla” dell’altro.

Pochi giorni fa, a margine di un convegno a Bolzano, è stata il ministro Fornero a fornire anticipazione del prossimo arrivo di una comunicazione, da parte dell’INPS ai mobilitati, diffondendo una comunicazione appena ricevuta dal direttore generale dell’INPS Antonio Mastropasqua. Subito si è scatenata l’euforia nei forum e nelle case dei mobilitati che, ormai da ben quattordici mesi, attendono l’applicazione delle salvaguardie per poter finalmente accedere alla strameritata pensione. Col passar del tempo però, la iniziale euforia lascia progressivamente posto a non poche perplessità.

Intanto perché da molte agenzie territoriali INPS arriva notizia che le pratiche istruttorie riguardanti i singoli aspiranti beneficiari sono tutt’altro che ultimate, con la conseguente impossibilità a stilare le graduatorie di accesso al beneficio. La questione non è certo di poco conto e, per comprenderne il motivo, dobbiamo fare un passo indietro tornando al dettato del decreto interministeriale del 1° Giugno 2012 col quale si sono definiti ambiti e modalità di applicazione del beneficio in questione.

Art. 1

1. Il presente decreto disciplina le modalità di attuazione dell’articolo 24. commi 14 e 15, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, individuando, alla tabella di cui al successivo articolo 6, la ripartizione dei soggetti interessati ai fini della concessione dei benefici di cui al medesimo comma 14 e ai sensi dello stesso comma 15, nel limite delle risorse complessivamente previste dal medesimo comma 15

Prescindendo dagli effettivi numeri, per altro noti ai più tanti, è evidente come questo decreto ponga limiti, sia numerici che di spesa, alla concessione del beneficio in parola. E’ lapalissiano che, ponendo un limite quantitativo agli accessi al beneficio, ne consegua la necessità di una graduatoria che stabilisca le precedenze qualora le richieste superassero le disponibilità. Il decreto 201/2011, art. 24, comma 15, dava appunto risposta a questa esigenza individuando nella data di cessazione dal lavoro il criterio ordinatorio di detta graduatoria:

DL 201/2011Art 24, comma 15

Gli Enti gestori di forme di previdenza obbligatoria provvedono al monitoraggio, sulla base della data di cessazione del rapporto  di lavoro o dell’inizio del periodo di esonero di cui  alla  lettera  d) del  comma  14,  delle  domande  di  pensionamento   presentate   dai lavoratori di cui al comma 14 che intendono avvalersi  dei  requisiti di accesso e del regime delle decorrenze vigenti prima della data  di entrata  in  vigore  del  presente  articolo.  Qualora  dal  predetto monitoraggio risulti il raggiungimento del numero di  50.000  (in seguito elevato a 65.000 n.d.r.) domande di pensione, i predetti  Enti  non  prenderanno  in  esame  ulteriori domande  di  pensionamento  finalizzate  ad  usufruire  dei  benefici previsti dalla disposizione di cui al presente comma.

Su queste basi INPS emanava, a sua volta, le disposizioni atte a censire le diverse platee che a loro volta, vagliate e validate nei loro singoli componenti, sarebbero confluite in una procedura centralizzata la cui gestione è di pertinenza della Direzione Generale. La elaborazione conclusiva delle liste darà origine alla effettiva assegnazione del soggettivo diritto alla salvaguardia ed è solo al termine di questa fase che la Direzione generale invierà le comunicazioni ufficiali ad ogni singolo beneficiato. E’ appunto il messaggio INPS n° 12196 del 2012 a fornire indicazioni organizzative il tal senso alle sedi regionali:

Messaggio INPS 12196/2012

5. Ruolo delle Direzioni regionali e completamento del piano di attività con l’invio centralizzato dell’esito della verifica del diritto a pensione Le Direzioni regionali garantiranno, secondo l’attuale assetto ordinamentale, la puntuale e tempestiva applicazione delle disposizioni sopra descritte da parte delle strutture territoriali dipendenti, con riguardo tanto all’aggiornamento delle posizioni assicurative, quanto all’erogazione del servizio di consulenza.
Le Direzioni regionali, inoltre, dovranno dare comunicazione alla Direzione centrale Organizzazione del completamento delle lavorazioni delle liste SICO-SALVAGUARDATI. Una volta terminate, infatti, sull’intero territorio nazionale le operazioni indicate al precedente punto 2, si procederà all’invio centralizzato dell’esito della verifica del diritto a pensione agli utenti interessati, presso il relativo domicilio.

Una prima macroscopica incongruenza appare quindi evidente: le lettere pervenute provengono dalle sedi provinciali mentre la procedura predisposta da INPS prevede che questo compito venga assolto dalla Direzione generale.

Il fatto chiaro è che, non essendo terminate le verifiche istruttorie da parte delle sedi territoriali,la Direzione Generale sarebbe attualmente impossibilitata a redigere una qual si voglia graduatoria dei definitivi beneficiari rispettando, nel contempo, i criteri ordinatori stabiliti per decreto. Questo sarà possibile solo quando tutti i nominativi dei soggetti aventi diritto saranno stati convogliati verso le strutture centralizzate  dell’ Istituto previdenziale. Ma passiamo ora al contenuto della lettera in questione.

Se davvero questa missiva rivestisse l’importanza che troppo frettolosamente le è stata attribuita, si dovrebbe inorridire per la estrema superficialità che emanerebbe dal’insieme del documento: non esiste un numero di protocollo ma solo un numero d’ordine, manca l’oggetto della missiva e la stessa viene inviata per posta ordinaria. Davvero singolare per un documento della massima importanza per i suoi destinatari! In realtà, anche l’assurdità di tale evenienza contribuisce a ridimensionare la reale portata della vicenda e alla stessa conclusione dovrebbe indurre il corpo del testo.

In effetti, il testo altro non è che la pura e semplice conferma dei requisiti; requisiti che, in un gran numero di casi, sono stati forniti all’INPS dagli stessi mobilitati nei mesi addietro quando, in un incredibile clima di confusione e disinformazione, molte posizioni risultarono erroneamente escluse dalla inizale selezione.

Da questo sintetico escursus, appare quindi in tutta chiarezza l’equivoco sorto intorno a questo documento, in realtà privo di contenuti significativi e per molti aspetti fuorviante nei confronti dei lettori meno attenti e smaliziati. Ma vediamo ora come siano stati gestiti gli aspetti mediatici del fatto.

Come già pubblicato su questo stesso blog, la notizia viene diramata dall’agenzia ANSA alle 18.04 del 2 Febbraio: un’ora in cui lo sharing degli ascolti è sicuramente elevato ed è prevedibile la massima diffusione delle notizie. Rileggiamone il contenuto:

Notizia ANSA del 2 febbraio 2013

“Sono partite le prime 25 mila lettere Inps della tranche del 65 mila salvaguardati”. Lo ha annunciato il ministro Elsa Fornero. Che a margine di un convegno a Bolzano ha aggiunto: “Non voglio enfatizzare, ma credo che per le famiglie che hanno questo problema sia una notizia da dare. L’Inps ha ottemperato alla mia richiesta. Avevamo detto che comunque entro i primissimi giorni di febbraio sarebbero partiti. Credo che il primo contingente di 65 mila sarà risolto entro il mese di febbraio”.

Ora è chiaro a chiunque che allo stato attuale della vicenda, qualsiasi mobilitato in pena per la propria sorte, dall’ INPS attenda una sola cosa: la lettera di salvaguardia; in tal senso, la forma con la quale viene presentata la notizia non contribuisce certo a prevenire grossolani equivoci.

Leggendo col senno di poi, il ministro Fornero non fa alcun riferimento alla concessione delle salvaguardie ma lascia intendere di aver appena ricevuto notizie importanti dirette alle famiglie in trepidazione. E la notizia deve davvero essere importante se ha indotto il massimo dirigente dell’istituto previdenziale, Antonio Mastropasqua, ad intercettare urgentemente e in maniera davvero poco protocollare (con un sms) il ministro ai margini di una apparizione pubblica (quindi nel momento in cui il ministro sarebbe certamente stato sotto i riflettori dei media). Lo stesso termine “enfatizzare”, usato nel preambolo dell’annuncio, lascia supporre la rilevante importanza di quanto si sta per dire mantre non vi è dubbio che esista una sola notizia che dai mobilitati possa rivestire carattere di massima importanza, come possa esistere un solo modo per “risolvere” il loro problema.

Se ovvia appare ora la genesi dell’equivoco, non altrettanto ovvio appare il modo di esprimersi pubblicamente di un ministro che, oltre che rispettare i doveri etici ai quali è chiamato dalla carica che riveste, dovrebbe parimenti fare miglior uso delle capacità dialettiche che la sua esperienza di docente universitario indubbiamente le consente. Se non altro, sarebbe quanto meno auspicabile ora ricevere le dovute pubbliche scuse per le affrettate e mal soppesate frasi usate, accompagnate dalle doverose e auspicabili rettifiche; non fosse altro che per il rispetto verso le persone la cui dignità è stata così sprezzantemente, quand’anche involotariamente, calpestata.

Altrettanto doverosa dovrebbe anche essere una urgente convocazione dei massimi vertici dell’istituto perché, se è vero che dopo quattordici mesi si è a mala pena in grado di certificare la posizione di una frazione di quei 65mila beneficiari, il timore dell’esistenza di un problema di efficienza non è più lecitamente sopprimibile. Tanto più si devono pretendere spiegazioni se a quegli stessi dirigenti vengono poi accreditati compensi che farebbero impallidire perfino il Presidente degli Stati Uniti d’America.

Esistono infine tutta una serie di attori, prudentemente rimasti ai margini di questa ingloriosa vicenda, ai quali, in qualità di cittadini prossimi elettori, qualche domanda non possiamo esimerci dal porgerla. Soprattutto saremmo grati a quelle forze che, quanto meno nelle parole se non proprio nei comportamenti deliberanti, che da tempo seguono la nostra vicenda, volessero spendere due parole in merito, chiare e nette.

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