Dopo un anno ancora nessuna risposta sulle salvaguardie dei 65mila

4 Dicembre 2011 ha inizio la vergogna, tutta italiana, degli Esodati.

E’ trascorso esattamente un anno e non un solo esodato è ancora stato salvaguardato da quella che passerà sicuramente alla Storia come la più grave spallata al sistema sociale del nostro paese. Altre ne verranno probabilmente ancora: dalla privatizzazione del Servizio Sanitario a quella della Previdenza Sociale, dato che all’istruzione ha già provveduto una popolare esperta in neutrini. I pazziarielli di regime già da tempo, quasi ogni giorno, strillano ai quattro venti contro gli sprechi e le disfunzioni di questo o quell’altro ente. E’ vero, molte cose in Italia non riescono nemmeno più a conservare i già preagonici standard dei bei tempi della “normalità” che furono, ma non è svendendo le conquiste sociali che essi torneranno a funzionare. Di certo non funzioneranno meglio per i poveri, quelli veri, che non potranno pagarsi una assicurazione sanitaria né, tanto meno, potranno ricavare il danaro necessario a pagarsi una previdenza da un lavoro che non possiedono.

Siamo all’assurdo che, mentre negli USA, paese liberista dal profondo del suo DNA, Obama preme per istituire una Sanità pubblica, noi si fa di tutto per distruggerla. E quello che ha davvero dell’incredibile è che bastano pochi slogan populistici, oggettivamente strumentali e ripetuti fino alla nausea, perché questa tragica follia raccatti anche una vasta platea di estasiati seguaci, vittime predestinate della cultura del “ghé pensi mi”.

E’ trascorso un intero anno

ma non è stato sufficiente a concretizzare un po’ di pace nemmeno per quello sparuto nucleo (se misurato con la totalità delle persone derubate del loro sacrosanto diritto) di 65mila persone. Sette mesi sono occorsi per emettere un decreto che altro non è stato se non la copia, quasi anastatica, del testo originale partorito l’anno prima;

cinque mesi sono fino ad ora occorsi per redigere le liste dei beneficiari e ancora non basta.

Secondo un comunicato sindacale, la verifica delle liste non inizierà prima del 7 Gennaio 2013

e, se tanto mi da tanto, ad essere ottimisti, le prime salvaguardie non saranno comunicate prima di fine Gennaio, inizio Febbraio 2013. Dal momento che i contingenti ammessi sono perfettamente suddivisi per requisiti, quantitativi numerici, importo degli stanziamenti e annualità di riferimento, non si riesce a comprendere il motivo per cui 25.590 posizioni, che fin dal 21 settembre risultano verificate e validate, debbano attendere ancora inutilmente tutto questo tempo.

Tutto sembra studiato apposta per temporeggiare,
per far sembrare una regalia quello che invece è un diritto,
per sfiancare la resistenza fisica e psicologica e, non ultimo,
per  dilapidare i risparmi dei cittadini.

Eh si perché, se si deve sopravvivere senza nemmeno un minimo reddito, è conseguenziale che si intacchino i risparmi, i nostri risparmi, frutto non di un finanziamento pubblico o di proventi occulti bensì di una vita di lavoro, di economie, non di rado di privazioni. Delle conseguenze di questo che, a tutti gli effetti, può apparire all’osservatore come semplice lassismo (ma non lo è) sembra non importare a nessuno.

Non importa di sicuro al PD, ormai teso verso il premierato del suo segretario e ben determinato a dare continuità al folle disegno liberista dell’attuale governo. D’altro canto è sempre stata estremamente evidente la sua viscerale avversione verso questa prima platea, rea forse di essersi fieramente opposta al malsano pensiero che non ammette soluzioni graduali o intermedie tra il salvare tutti o nessuno.

Non importa certo al sindacato che, lungo un intero anno, durante il quale ha visto decretare la morte del sistema pensionistico e dei diritti dei lavoratori, non ha ritenuto necessario indire un solo giorno di mobilitazione generale contro questo scempio sociale. di per sé fatto indegno e inaccettabile per un paese che voglia dirsi civile.

Non sarà quindi un Natale di serenità per nessuno di noi anche se, contrariamente a quanto affermato nel comunicato CGIL, la circolare ministeriale alla quale il comunicato si riferisce, nulla menzioni in merito alla platea dei 65mila, lasciando quindi la porta aperta ad ogni ipotesi.

Della rumorosa kermesse delle primarie messa in scena in questi giorni, ai 65mila, e ancor più ai 55mila che da mesi ormai attendono la pubblicazione del decreto che li riguarda, non poteva importare di meno: altri sono i problemi che li affliggono ormai da troppi mesi

e non mancheranno di rimarcarlo prossimamente nelle urne elettorali.

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